Piccola pausa prima di concludere il nostro discorso sul sonno. Marzia (che ringrazio) mi ha dato l’idea per un articolo su un’altra tematica molto interessante: la visione nel neonato.
A chi non è capitato di guardare un pupetto e domandarsi ” chissà cosa pensa? Chissà cosa capisce? ” e perché no ” chissà come vede?” ? Bene allora, oggi cercheremo di rispondere proprio a quest’ultima domanda.

Premessa
Per capire bene come e cosa riusciamo a vedere appena nati, facciamo una piccola premessa sul processo della visione, così come avviene anche nell’adulto.
La vista, come sappiamo, è uno dei 5 sensi e come tale è mediato dalla presenza di recettori periferici; in questo caso si parla di “fotorecettori”: i coni e i bastoncelli.

I fotorecettori contengono quantità variabile di fotopigmento, una molecola fotosensibile che, in presenza di luce, dà il via a un complesso meccanismo di trasduzione del segnale infine decodificato dal cervello. La differenza tra coni e bastoncelli sta nella loro forma: i coni hanno una forma appunto conica, mentre i bastoncelli sono simili a piccoli parallelepipedi. La differenza di forma implica anche che i coni, a minor volume rispetto ai bastoncelli, contengano una minore quantità di fotopigmento; tuttavia i coni, per via della loro forma, si possono impacchettare in maniera più fitta (ciò significa che a parità di superficie ci sono molti più coni rispetto ai bastoncelli, ovvero la densità recettoriale per i coni sarà molto maggiore).
La quantità di fotopigmento correla con la sensibilità, la densità recettoriale con l’acuità:
– la sensibilità è l’intensità di luce che è necessaria per rispondere allo stimolo luminoso ( ok, ci vedo!); non a caso i bastoncelli, più sensibili, ci servono quando stiamo al buio, mentre i coni si attivano solo quando la luce è molto più intensa, durante il giorno.
– l’acuità si riferisce alla distanza alla quale riusciamo a discriminare il dettaglio (ok, ci vedo bene!). In parole povere l’acuità è quella proprietà che misuriamo dall’oculista quando leggiamo (o cerchiamo di leggere) quelle tabelle con lettere di dimensioni diverse.

Fatta questa premessa, torniamo al neonato.
Nel neonato
- La sensibilità

L’immagine mostra che in tenera età la curva che rappresenta la sensibilità è appiattita rispetto a quella dell’adulto. Nel neonato la sensibilità è ridotta: i fotorecettori sono più corti del normale, disporranno di meno volume e perciò di meno molecole di fotopigmento; inoltre come nell’adulto la sensibilità varia in funzione della grandezza dell’oggetto che osserviamo, tuttavia:
– nell’adulto la massima sensibilità (il picco della curva) si ha per oggetti di medie dimensioni.
– il neonato invece sarà massimamente sensibile per oggetti di grandi dimensioni.
Quindi: quando nasciamo vediamo meglio oggetti grandi, ma poi progressivamente la nostra sensibilità si sposta per oggetti di dimensioni minori.
- L’acuità

Anche l’acuità sarà notevolmente ridotta. In generale un bambino appena nato ha un’acuità 10 volte peggiore rispetto a un adulto; se la massima acuità di un adulto è 10/10, un bambino di circa 3 mesi ha un’acuità di 1/10. Si ha un rapido miglioramento dell’acuita entro i primi 9 mesi (fino a 4/10), poi un lento miglioramento nei mesi successivi; comunque lo sviluppo dell’occhio richiede diversi anni, dato che i recettori continuano a crescere in dimensioni.
Tra le altre proprietà della visione, ricordiamo la percezione del colore e della profondità.
- Il colore
Sembrerebbe che i neonati non siano in grado di riconoscere i colori. Avete capito bene: i neonati vedono in bianco e nero, almeno fino al terzo mese. Il motivo è ancora poco chiaro: probabilmente la cecità ai colori è dovuta al fatto che la discriminazione dei colori è mediata da diversi tipi di fotopigmenti, presenti esclusivamente nei coni; tuttavia alla nascita i coni sono poco sviluppati e contengono poco fotopigmento.
- La profondità
Allo stesso modo del colore, anche la percezione della profondità si sviluppa a partire dal terzo mese. Fino ad allora il bimbo vedrà tutto bidimensionale, piatto. Sia per il colore che per la profondità però si assiste a un rapido miglioramento delle prestazioni, tanto che in 1-2 mesi si raggiungono le prestazioni dell’adulto (per l’acuità, invece, sono necessari anni).
Per riassumere
Un neonato vedrà solo luci intense (bassa sensibilità) e distinguerà meglio oggetti di grandi dimensioni. Inoltre vedrà il mondo in bianco e nero e tutti gli oggetti gli appariranno piatti. A tre mesi la visione inizierà ad arricchirsi di colori e si acquisirà il senso della tridimensionalità (importante, ricordiamolo, anche per valutare la distanza alla quale si trovano gli oggetti nel nostro campo visivo); l’acuità, tuttavia, sebbene sia migliorata, è ancora molto ridotta. Con il passare dei mesi continuerà a migliorare l’acuità e la sensibilità, mentre non si osserveranno cambiamenti sostanziali nella percezione dei colori e della profondità.
Spero che questo articolo vi sia piaciuto!
A presto,
-S.
Non solo mi è piaciuto, ma lo divulgherò presso parenti e affini del mio tesoro che il 1 di ottobre compirà 4 mesi.
Ti son debitrice: ora so molto di più sulla sua vista.
Ti chiedevo dei neuroni a specchio perchè mio figlio ( il secondo che lavora in Veneto ed è sempre prodigo di critiche, per la cronaca) mi ha fatto un complimento:”Mamma tu hai una forte empatia che è la forma più alta dell’amore”..
Mi chiedevo se questa caratteristica, in generale fosse un dato caratteriale ( o esperenziale) o fosse legata ai neuroni a specchio. Ma forse questo esula dalla tua esperienza…
( ho tre medici in famiglia, ma non mi imbarco in conversazioni con loro per vari motivi)
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Grazie mille! Purtroppo ti posso rispondere solo per supposizioni: credo che l’empatia derivi da sia dai neuroni specchio, che in un certo senso ne rappresentano la componente strutturale, sia dal carattere e più in particolare da quanto lasciamo trapelare le nostre emozioni. A volte consideriamo insensibili persone che invece nel profondo sono molto empatiche, ma non sanno come gestire le proprie emozioni e quindi cercano di non manifestarle… poi ovviamente c’è anche la componente psicologica (storia familiare, traumi subiti ecc..).
Se scopro qualcosa di nuovo ti riaggiorno!
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Ci conto!
GRAZIE
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Interessantissimo questo articolo! Ti ho nominata nel mio ultimo articolo per un Tag, se ti va di partecipare ti leggerò volentieri! Buona giornata! Silvia
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Grazie! Ho letto il tuo articolo 🙂 trucco e vacanze, forse le cose che amo di più nella vita! Parteciperò sicuramente! Sonia
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